CORONAVIRUS, ECCO COSA CAMBIERÀ DAL PARRUCCHIERE: TUTTE LE MISURE DI SICUREZZA
Il coronavirus ha tagliato le gambe a quasi tutte le attività produttive non essenziali, milioni di persone che al momento non stanno lavorando e sono in difficoltà economica. Tra le categorie chiuse dalle misure governative c’è anche quella dei parrucchieri, inattivi da metà marzo e che dovranno restare chiusi almeno fino al 3 maggio.
Tuttavia la “Fase 2”, quella di convivenza con il virus, è alle porte e ci si sta già organizzando per far ripartire le attività lavorative in totale sicurezza.
In un contesto così delicato come quello dei saloni di bellezza, degli acconciatori e, appunto, dei parrucchieri cosa cambierà?
Ecco tutte le novità e alcune idee di una serie di professionisti del settore, riportate da Leggo.it, che si preparano a tornare al lavoro e riaccogliere i clienti.
LE NOVITÀ PER PARRUCCHIERI, ACCONCIATORI E SALONI DI BELLEZZA
Alla base di tutto ci sarà la tutela della sicurezza: distanza di di almeno due metri tra un cliente e l’altro igienizzazione già all’entrata del negozio, copriscarpe, camici e asciugamani usa e getta, mascherine e guanti obbligatori per tutti, pettini e spazzole disinfettate, imbustate e sigillate e tanto altro.
Amuchina onnipresente per igienizzare continuamente i luoghi più frequentati e utilizzati dei saloni di bellezza e cura maniacale di ogni singolo dettaglio.
“Per evitare cali di presenze e ulteriori ripercussioni sul fatturato – ha proposto l’acconciatore Maurizio Polidori – si potrebbe allungare l’orario lavorativo dalle 8 alle 21 invece che dalle 8 alle 19 e lavorare sei giorni su sette invece che cinque su sette. In questo modo ci si riprenderebbe prima dalla crisi”. Al momento però non è ancora chiaro quando parrucchieri, acconciatori e saloni di bellezza potranno riaprire (molto probabilmente non il 3 maggio).
COME COMBATTERE LA RICRESCITA NELLE DONNE?
“Bisogna aspettare – ha dichiarato a Leggo.it l’acconciatore Daniele Cervelli in merito alla ricrescita dei capelli nelle donne –
molti uomini stanno usando le macchinette per tagliare i capelli, ma il risultato non è quello a cui ci hanno abituato i barbieri. Alle donne, afflitte dal problema della ricrescita, posso dire di non preoccuparsi. Dieci anni fa le mèches cominciavano alla base del capello. Ora non è più così, bisogna lasciare sempre in vista un piccolo tratto bianco.
Insomma, niente paura: un po’ di ricrescita ora è di moda”.
Care donne, dovrete pazientare un altro po’ e preparare il telefono per prenotare il primo appuntamento quando le attività potranno riaprire.
CORONAVIRUS, LE TEMPERATURE ALTE POTREBBE RAPPRESENTARE UN ALLEATO NELLA LOTTA AL COVID-19?
In questi giorni l’Italia continua la sua strema lotta contro il Coronavirus, con il Governo italiano che ha varato nuove misure valide fino al prossimo 4 maggio.
In molti, inoltre, si stanno chiedendo se l’arrivo delle alte temperature possa rappresentare o meno un alleato importante nel contrastare il contagio. Allo stato attuale, però, la scienza sembra propendere per il no: l’estate, dunque, potrebbe non rallentare il contagio, anche se al momento i pareri non appaiono univoci.
Secondo quanto riportato da “MilanoToday”, ad esempio, negli Stati Uniti un gruppo di scienziati ha scritto una lettera aperta all’amministrazione nella quale si spiega che il Covid-19 non sembra scomparire con le temperature più calde.
I membri del Comitato dell’Accademia Nazionale delle Scienze hanno spiegato come allo stato attuale non esistano dati certi sul fatto che il Covid-19 si diffonda in maniera piuttosto semplice anche con temperature più alte (così come accade con quelle più basse), ma ciò potrebbe anche non risultare particolarmente importante in quanto nel mondo sono ancora piuttosto poche le persone che risultano immuni al virus.
CORONAVIRUS, LA LETTERA DEGLI SCIENZIATI AMERICANI
Come riportato da “MilanoToday”, nella lettera aperta pubblicata dagli scienziati americani si sottolinea come al momento non esistano prove certe che il Coronavirus si possa trasmettere in modo meno efficace in ambienti a temperatura e umidità più elevata.
Tuttavia, allo stato attuale manca l’immunità dell’ospite e, dunque, risulta impossibile arrivare ad una significativa riduzione del contagio se non dovessero essere messi in campo importanti interventi di sanità pubblica.
In altre parole, quindi, al momento non esiste alcuna evidenza scientifica che possa provare in maniera assolutamente chiara che ad alte temperature corrisponda una diffusione meno efficace del Covid-19.
CORONAVIRUS, IL PARERE DI SILVIO BRUSAFERRO
A proposito di questo tema così delicato, nei giorni scorsi era intervenuto anche il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, il quale – come riportato da “MilanoToday” – aveva sottolineato come il caldo non rappresenti un fattore che può essere considerato risolutivo rispetto a questa infezione.
La presenza di temperature più alte può di certo contribuire a ridurre l’affollamento in ambienti chiusi, ma allo stato attuale – prosegue Brusaferro – non esistono evidenze che ci dicano che a 40 gradi il virus non si trasmette.
Dunque, è meglio non farsi illusioni. In tal senso, il possibile rallentamento dei contagi in estate – ipotizza Brusaferro – potrebbe essere legato al fatto che con il caldo i contatti tra persone possono realizzarsi più spesso all’aperto.